La scienza può non essere neutrale ma risentire del contesto sociale nel quale opera

La sociologia della scienza mette in discussione il fatto che la scienza sia in grado di rappresentare la realtà in modo naturale e veritiero, a prescindere dal contesto sociale nel quale gli scienziati vivono e operano.

Ciò significa che la scienza non è neutra ma sussume i presupposti del modo di pensare e di concepire il mondo da parte delle persone (e degli scienziati) di quella stessa epoca. Il contesto sociale, quindi, influenzerebbe e falsificherebbe la scienza, rendendola non del tutto naturale e trasparente. 

Queste argomentazioni erano già state avanzate, ma troppo spesso sono state messe da parte a favore della cosiddetta affermazione: “dipende dall’uso che se ne fa”. Per i sostenitori di questa tesi, la scienza è neutra e può essere utilizzata per fare le guerre o, viceversa, per curare le malattie; quindi per scopi totalmente opposti. Le teorie scientifiche rappresenterebbero, allora, il mondo realmente per quello che è, in modo veritiero; la falsificazione, invece, deriverebbe solo secondariamente in base all’uso che l’uomo fa della scienza per raggiungere i suoi obietti.

Tuttavia, la scienza non è verità assoluta. Questo ce lo hanno confermato i diversi scienziati che negli anni si sono susseguiti: epidemiologi, biologi, ecc., che in nei libri, giornali o tv si sono alternati affermando tesi assai divergenti tra loro in merito a vari argomenti, compreso il problema attuale della pandemia. Se ci spostiamo sul tema della crisi climatica, assistiamo, anche in questo caso, a opinioni assai diverse: chi sostiene che siamo sull’orlo del baratro, chi, all’opposto che si tratta solo di allarmismo. E, per passare ai grandi nomi, anche Einstein rinnegò la teoria quantistica (che pure aveva contribuito ad affermare), con la celebre frase: “Dio non gioca ai dadi”. 

La scienza, come sostiene anche il filosofo Popper, è falsificabile, ovvero procede per approssimazioni successive in cui un paradigma precedente viene sussunto e modificato da uno più recente che spiega in modo più efficace i fenomeni allo studio. Dunque erano scienziati anche coloro che, seguaci di Tolomeo, sostenevano che fosse il sole a girare intorno alla terra.

Anni fa, quando si annunciò in un esperimento che alcune particelle lanciate dal Cern di Ginevra al Gran Sasso avevano superato la velocità della luce, fu intervistato il nostro fisico più noto Giorgio Parisi che disse: “Niente panico se questa cosa sarà dimostrata da ulteriori prove dovremmo mettere mano all’intera teoria di Einstein”. Le successive prove però dimostrarono che c’era stato un errore di calcolo e il problema fu accantonato. 

“È soltanto in anni recenti che la sociologia della scienza ha affrontato la questione, suscitando spesso indignate reazioni nelle comunità scientifiche più “dure”, con la messa in discussione del postulato che la scienza sia in grado di rappresentare in modo sempre più dettagliato e oggettivo la realtà naturale “così com’è” indipendentemente dal contesto sociale nel quale gli scienziati si trovano ad operare”.

La scienza non prova la verità, semmai essa esplora e deduce delle leggi che poi saranno a loro volta superate e sussunte da ulteriori scoperte successive. Il famoso fisico premio Nobel Richerd Feynman sosteneva che: “Non tutto nel mondo è scientifico”, per poi aggiungere: “..e meno male!”.

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