Da secoli la nostra società si porta dietro il retaggio culturale del patriarcato e, ogni giorno, in ogni momento dobbiamo combattere gli stereotipi che ci vengono offerti gratuitamente e che accogliamo in maniera inconsapevole.
Il patriarcato rappresentava un tipo di organizzazione familiare in cui il padre deteneva il potere. Così come nelle famiglie, anche la società si è omologata in tal senso, prediligendo il genere maschile e attribuendo a esso ruoli di dominazione e potere, considerando il genere femminile subordinato.
Per la parità c’è ancora molta strada da fare, ma si potrebbe partire innanzitutto dal riconoscimento degli stereotipi con cui abbiamo a che fare sin dalla nascita: i neonati maschi si vestono di blu, per le femminucce si utilizza il rosa, il maschietto viene iscritto a scuola di calcio, le bambine a danza, giocano a fare la mamma e a prendersi cura della casa mediante versioni giocattolo di tutti gli elettrodomestici. Il maschio invece gioca a fare il medico, chimico, pompiere, figure di spicco, gioca con i soldatini o le macchine da corsa e sin da piccolo viene introiettata l’idea di una virilità e forza maggiore rispetto alla donna.
Le norme culturali, così come la rappresentazione dei ruoli di genere nei media contribuiscono a rafforzare questa idea di differenza di genere.
Sebbene oggi la donna abbia l’opportunità di svolgere un ruolo che anni fa non avrebbe potuto ricoprire, concretamente dovrebbe sforzarsi il doppio per dimostrare il suo valore ed è presente una forte disparità di trattamento. Inoltre, allo stesso livello lavorativo, in Italia è presente un consistente divario retributivo e di posizionamento del mondo del lavoro tra uomo e donna.
Per di più, i lavori legati al potere sono svolti prevalentemente da uomini, quelli invece legati all’assistenza, da donne.
Esistono numerose statistiche che mettono a nudo la condizione lavorativa delle donne, il tasso di occupazione minore rispetto all’uomo, la sovraistruzione delle donne rispetto agli uomini a parità di ruolo lavorativo, tuttavia molti continuano ancora a non credere a questa disparità.
Non c’è da sorprendersi che siano le stesse donne a minimizzare il danno creato da stereotipi culturali, in quanto il patriarcato è così radicato da non permettere una visione critica delle cose.
Ma perché la donna dovrebbe continuare a ricevere un trattamento diverso e penalizzante, pur compiendo gli stessi sforzi dell’uomo? L’idea non è quella di ergersi al di sopra, ma solamente allo stesso livello. Questo risulta però ancora difficile in quanto la nostra psiche è assuefatta a questo tipo di cultura patriarcale e diventa resistente al cambiamento. Bisogna riconoscere che qualche progresso negli anni è avvenuto, ma non possiamo dirci arrivati.
In ogni Paese ci sono disuguaglianze, anche in Italia, in alcune città e periferie, la donna vive in totale subordinazione rispetto all’uomo, sperimenta una condizione per la quale si trova a dover chiedere il permesso per svolgere le più banali attività, come andare dal parrucchiere o farsi prestare l’auto.
Questa condizione è vissuta come normale perché sostanzialmente queste donne non hanno mai avuto un’alternativa. Ma davvero sceglierebbero di vivere all’ombra se avessero la libertà di scelta? E’ corretto subire queste discriminazioni solo perché si è donne? L’interrogativo assume un senso più profondo se si pensa al fatto che molte donne preferiscono rimanere nella loro situazione per paura di perdere l’amore e la protezione del proprio partner. Addentrandoci in contesti patologici, tutto ciò fa pensare ai molteplici casi di violenza sulle donne che ogni giorno riempiono le pagine di cronaca, molto spesso dettati da questo sistema patriarcale.
Il rischio, dunque, dell’interiorizzazione di questa società patriarcale è quello di arrivare a tollerare anche l’intollerabile.
Bisogna educare alla parità di genere partendo dalla tenera età, perché è vero che uomo e donna sono diversi, ma è anche importante punteggiare sul fatto che hanno pari diritti e in quanto persone devono essere rispettate allo stesso modo.