Vulvodinia: il dolore “cronico e invisibile” di cui soffre Giorgia Soleri, fidanzata dell’artista dei Maneskin

Uno sfogo per dar voce alle donne che soffrono di una patologia non ancora riconosciuta. Dolore, sofferenza e poca comprensione sono le parole chiave.

La chiamano “malattia invisibile” ma io ricordo con estrema precisione tutte le rinunce e le limitazioni a cui mi ha costretta. Così ho deciso di mostrarvi la parte più brutta, più marcia, più nera ma più reale”. Giorgia Soleri, fidanzata di Damiano dei Maneskin, parla così della sua malattia.

La vulvodinia o Sindrome vulvo-vestibolare (SVV) è una malattia organica, ginecologica, caratterizzata da infiammazione della vulva. Si può manifestare in seguito a un trauma, a una caduta o all’abuso di antibiotici. I sintomi sono piuttosto vari e davvero difficili da gestire: bruciore e dolore cronico sono le principali caratteristiche; alle quali spesso seguono irritazione, secchezza a livello vulvare, tensione, gonfiore, sensazioni simili a delle punture di spillo a livello vulvare. 

Il problema è che non sempre questa patologia viene diagnosticata in modo corretto e soprattutto tempestivamente, come denuncia la fidanzata del cantante dei Maneskin. Molti i pregiudizi. “Mi sono sentita dire di tutto, che sono pazza, ansiosa, frigida, bugiarda” confessa la Soleri. La parte peggiore è l’estrema solitudine in cui vieni buttata, giudicata da chi hai intorno e incompresa da chi dovrebbe trovare una diagnosi. Impari a considerare quel dolore – continua – come parte di te, è la tua quotidianità. Così come i sacrifici. Niente jeans stretti, niente collant, niente cibi acidi, niente alcool, niente zuccheri, niente uscite serali, niente di niente. Anche programmare una vacanza diventa un incubo sapendo che potresti passarla sdraiata in un letto a soffrire”.

Ma le donne che ne soffrono sono molte. Troppo spesso questa malattia non viene riconosciuta e diagnosticata per anni, modificando la vita della donna. Questa testimonianza non è altro che un modo per dar voce alle problematiche ed alle difficoltà di cui molte donne soffrono a causa della vulvodinia, e per sensibilizzare lo Stato ed il Sistema Sanitario Nazionale, al fine di una maggiore attenzione nei confronti di questa patologia e delle sue conseguenze fisiche e mentali.

“Ho deciso di raccontare la mia storia dopo che il mio dolore è stato, per l’ennesima volta, messo in dubbio e contestato. Spero possa essere utile, come lo è stato per me, leggere le testimonianze di chi ha avuto una diagnosi e ha deciso di condividerla per portare avanti questa battaglia. Meritiamo riconoscimento e rispetto, tempi di diagnosi umani e terapie a costi accessibili. E meritiamo di essere ascoltate”, conclude Giorgia Soleri nella sua testimonianza.

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