Un modo speciale di essere “presente”, di “tenere la mano”, di “dare una mano” ad una persona che sta male o che si trova da sola: un guanto calmante e confortante, riempito di acqua calda e fissato tra le dita della mano.
L’idea è precedente alla pandemia, ma si è diffusa molto con il divieto di stare vicini ai pazienti gravi malati di Covid. “La mano di Dio” è l’invenzione di alcuni infermieri per dare un conforto ai pazienti isolati in reparto a causa del Covid-19. Due guanti monouso legati e pieni di acqua calda, a simulare un contatto umano impossibile a causa dell’isolamento nelle strutture.
“Ho realizzato questo guanto con acqua calda – ha detto l’infermiera brasiliana Lidiane Melo – per migliorare la perfusione della mia paziente e vedere meglio la saturazione: spero inoltre che il paziente abbia la sensazione che qualcuno gli stia tenendo la mano“.
L’idea è nata quando l’infermiera si è trovata in difficoltà con la misurazione dell’ossigeno di una paziente affetta da Covid. La mano della donna era troppo fredda ed era impossibile ottenere una misurazione corretta. Quando si è accorta che non riusciva a scaldarla con nessuno dei metodi previsti, Lidiane Melo ha avuto un’intuizione: ha riempito un paio di guanti chirurgici di acqua calda e li ha avvolti intorno alla mano della paziente. In tre minuti la circolazione è migliorata e Melo ha potuto misurare la saturazione del paziente.
La sua piccola “invenzione” non ha portato però soltanto un beneficio dal punto di vista della temperatura corporea. Melo infatti ha scoperto che la tecnica dei doppi guanti pieni di acqua calda poteva offrire anche conforto emotivo ai pazienti, privati del contatto umano, e quindi aiutarli molto dal punto di vista psicologico. Di fronte a una donna disperata che stava per essere intubata in terapia intensiva e che le chiedeva di tenerle la mano, Lidiane si è trovata purtroppo costretta a dirle di no, perché doveva assistere in quello stesso momento anche altri pazienti gravi come lei. L’infermiera ha provato allora ad avvolgere la mano della donna nei due guanti pieni di acqua calda. “Si è calmata, ha detto che sembrava che le stessi prendendo la mano. Le ho detto che non era la mia, ma che doveva pensarla come se fosse la mano di Dio, ed io ero lì per aiutarla”, ha raccontato a Globo. La donna poi è guarita ed è stata dimessa, mentre Lidiane ha continuato, nonostante la frenesia delle richieste, ad essere “presente” con i suoi pazienti grazie alla “mano di Dio”.
Il contatto umano è considerato essenziale per la felicità e per la salute. Tanto che per una persona su due, l’isolamento durante la pandemia ha causato “la fame del tocco umano”, una sensazione di solitudine mai provata prima. A rivelarlo, due studi scientifici mondiali sull’importanza del contatto umano – condotti prima e durante la pandemia – pubblicati da NIVEA. Grazie a chi riesce ogni giorno a reinventare dei modi, delle strategie per stare accanto e dimostrare vicinanza, “presenza” vera nei confronti di chi soffre.
Il contatto umano può salvare delle vite, comprese le nostre.
Mariangela Alizzi
un articolo bellissimo, la cura che viene dalla creatività umana.