Dalle prime ricerche presentate si è riscontrato un deficit a livello intellettivo di tutti coloro che sovra utilizzano la tecnologia. Dal secolo scorso da oggi infatti il coefficiente intellettivo è peggiorato significativamente.
Accade che gli strumenti tecnologici non permettono la concentrazione su un singolo compito causando quindi un’involuzione degli aspetti cognitivi.
Il cervello, ormai impigrito, delega sempre più compiti complessi alla tecnologia. Questo “impigrirsi porta ad una vera e propria atrofizzazione cerebrale“.
Una delle funzioni principali, oltre a quella intellettiva, che ne sta risentendo è proprio quella della memoria. Affidandoci esclusivamente alla tecnologia noi non “spremiamo più le meningi”, non immagazziniamo più informazioni importanti perché tanto lo fanno i nostri cellulari, le nostre sveglie, i nostri iPad, i nostri computer, i nostri navigatori…Tutto si sta sostituendo a noi.
A tal proposito il Prof.re Michael Merzenich, in una puntata speciale di PresaDiretta, ha affermato che le nostre sono conseguenze neurologiche da iperconnessione tecnologica.
In soli 60 secondi passiamo dalla chat, a Facebook, a Instagram, a LinkedIn. Tutto secondo un meccanismo di iperconnessione.
Nell’iperconnessione tutto diventa automatico e scontato, tanto da non richiedere più impegno intellettivo.
“Fino a 40 anni fa noi scienziati pensavamo che il cervello fosse plastico nelle primissime fasi dell’infanzia ma una volta adulto diventasse esattamente come il computer che hai sulla scrivania: una macchina cablata in modo permanente, che non poteva più essere alterata. Poteva solo deteriorarsi – ha a Presadiretta. Oggi sappiamo che è sbagliato il cervello è progettato per essere continuamente e profondamente modificabile. Finché sei in vita, hai la possibilità di cambiarlo. In meglio, o in peggio, naturalmente”.