“Adolescenti: serve più dialogo e meno psichiatri”

 

Nel racconto degli adolescenti di oggi, Vittorino Andreoli afferma: “La soluzione migliore per lavorare con loro è accettare e dire che non sappiamo chi sono. E aggiungo: essere adolescenti significa, prima di tutto, “essere contro”. Preoccupatevi quindi di quelli che non hanno conflitti”.

Lo psichiatra ha portato il suo pensiero durante il seminario “Adolescenti e dipendenze” organizzato dalla Fondazione Exodus di Don Mazzi. Sappiamo che uno dei più grandi rischi durante il periodo di sofferenza adolescenziale è quello della dipendenza: “Il problema della dipendenza è grande. Ma per parlarne dovremmo partire dalla nostra vita e dalla società, solo così possiamo capire quella dei nostri figli”.

Oggi, essere adolescenti significa avere conflitti. Non è perché odiano o non provano piacere per la famiglia, la mamma, il papà, la sorella, la casa…ma perché sono in constante ricerca di equilibrio con il loro concetto identitaria. Alla ricerca di una omeostasi tra mondo che cambia e quello che hanno intorno. L’adolescenza è kafkiana, da metamorfosi. Sono sempre convinti che sia il mondo a doversi modificare e non tocca a loro modificarsi. La trasformazione è per loro qualcosa di esterno.

L’adolescente ha spesso difficoltà nel saper attendere, anche se ormai questo riguarda anche gli adulti. L’attesa è però fondamentale per la crescita perché nell’attesa ci sono la meraviglia, la speranza, l’immaginazione, la creazione. Dovremmo insegnare ai nostri figli la sacra arte della pazienza. Avere dei conflitti in questa età non significa però avere certamente una patologia, ma si tratta di un momento di transizione importante.

Per supportare i nostri figli durante questa fase adolescenziale è importante che il primo intervento parta dalla società. La società deve infondere sicurezza e non odio e paura. La paura è una emozione fondamentale, importante per riconoscere i rischi della vita, i pericoli, ma noi esseri umani stiamo protraendo ed esagerando questa emozione. L’adolescenza è già di per sé insicurezza travestita da apparente sicurezza. Conduciamo i nostri figli sulla sacra via della pazienza, della sicurezza e della gestione delle paura attraverso una sana rassicurazione.

 

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