Genitori separati: l’errore di coinvolgere i figli nel conflitto

Per parlare di alienazione genitoriale/parentale servono pochi elementi: “indottrinamento” del figlio, da parte di un genitore a pregiudizio dell’altro, e l’adesione acritica (e inconsapevole) del figlio alla posizione del genitore alienante.

Chiedilo a tuo padre perché ci ha trattati male“. “E’ colpa di tua madre se la nostra vita è andata a rotoli“. “Se non vuoi vedere tuo padre ed i nonni troveremo una scusa per non andare“. “Se mamma ti sgrida, registrala e fai video con il cellulare, sarà un nostro segreto”

Queste sono solo alcune delle tipiche frasi manipolatorie che spesso i genitori utilizzano per vincere la loro battaglia coniugale triangolando il proprio figlio in dinamiche tossiche.

E’ sempre più probabile che i figli vengano coinvolti nel conflitto che riguarda i propri genitori senza avere il minimo potere d’azione e scelta.

Sulle piccole spalle di questi bambini grava spesso una responsabilità di lealtà che li porta a provare dei significativi sensi di colpa. E’ sempre un genitore che scaglia il proprio figlio contro l’altro.

I bambini, con un’inadeguata inversione di ruolo, si trovata in una posizione di adultizzazione che lo porta a schierarsi con e contro un genitore: il papà contro la mamma o/e viceversa.

Questa dinamica sempre più in auge va aldilà del ceto sociale d’appartenenza, del titolo di studio o della provenienza etnica dei genitori. A tal proposito è utile che queste situazioni vengano adeguatamente seguite da psicologi, psicoterapeuti, avvocati, giudici, insegnanti. Tutte figure che hanno il dovere di formarsi al fine di un maggiore riconoscimento delle situazioni in cui si sviluppano dinamiche psicologicamente tossiche.

 

 

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