“Lasciare andare”: un modo per liberare se stessi e gli altri

La vita è composta da fasi, discese, salite, felicità, sofferenze, difficoltà. Tutto in un alternarsi in circolarità.

Non è raro che a prevalere nella vita degli individui vi sia la bramosia di potere e possesso. Questo rende i nostri rapporti relazionali privi di serenità.

Abbiamo continue necessità di sicurezze, certezze, controllo. Qualcosa o qualcuno deve “essere mio” per garantirne la presenza, o per preservarne il distacco. Questa formula non funziona.

Questa inclinazione di bisogno porta alla distruzione, alla sofferenza e limita la libertà di espressione e comportamento.

E’ nel possesso che si diviene prigionieri si se stessi, influendo negativamente anche sugli altri. Dietro questa bramosia di possesso e non libertà vi sono spesso delle intense emozioni di paura o estremo disagio: si ha paura di rimanere soli, di essere poco adeguati, di avere un valore personale basso.

Spesso si teme di non avere alternative all’abitudine: man mano che i giorni passano la muraglia del possesso e della noia sembra essere sempre più alta e questo rende anche più difficile il movimento. Abbiamo dunque il dovere di non creare muri così alti, anche a costo di lasciar andare la mano di chi ha percorso con noi tantissimi chilometri della nostra vita.

Mollare la presa non significa perdere o rinunciare, ma significa amare se stessi, ascoltare le proprie emozioni, proteggersi da una vita passiva. Mollare la presa anche solo per un attimo, può essere il più grande dei rimedi, per guardare dentro di noi nel vuoto che si è creato, riempiendolo di self-efficacy.

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