Come ogni professione che ha a che fare con “la cura”, il trattamento e la riabilitazione è necessario intraprendere una giusta formazione pratico-teorica.
E’ necessario che la formazione musicoterapica includa al suo interno teorie specifiche proveniente da più ambiti professionali (psicologici, medici, pedagogici e musicoterapici). Le prassi musicali non sono escludibili da tutto questo, come per esempio la puri-strumentalità, il canto, il parlato, la ritmicità, la motricità, l’espressività. Di fondamentale importanza è la capacità di consapevolezza rispetto vari stili relazionali. La relazione come primo strumento di contatto con l’altro.
Il centro della musicoterapia non pò dunque non focalizzarsi sull’uomo e sulle sue diverse espressioni per mezzo dell’elemento sonoro-musicale e del movimento.
Nel contesto italiano sono infatti presenti molte Scuole di formazione musicoterapia. E’ però importante che l’individuo sia anticipatamente dotato di competenze musicali e paramusicali.
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L’individuo deve essere sufficientemente decondizionato nel rapporto tra movimento del corpo e ritmicità musicale. Saper sincronizzare musica, movimento e corpo in relazione alle strutture metriche (binarie, ternarie, quaternarie) ed alle velocità metronimiche (dal rallentando, all’accelerando, all’adagio allegro). Non escludibili da tutto questo sono le capacità di improvvisazione e di comprensione delle proprie tensioni, rilassamento, gravità e levità in relazione ad un brano musicale.
E’ dalla capacità di interpretare suoni e musica che gli esseri umani ampliano i sensi ed i significati, ovvero la loro conoscenza musicale. E’ l’insieme di tutte queste interpretazioni musicali che creano la competenza musicale.
Non scindibile da tutto questo, anzi di primaria importanza è la conoscenza di se stesso come soggetto in relazione, con tutti gli aspetti verbali e non verbali intrinsechi.
E’ per questo opportuno aver fatto dei corsi e/o aver sperimentato se stessi come soggetti in relazione con gli altri. La relazione mette in contatto noi stessi con la persona o il gruppo che andremo a trattare, è la prima variabile in atto che consentirà un’alleanza terapeutica, fondamentale per il successo delle terapia stessa.
Credo che bisognerebbe focalizzare meglio sulle origini scientifiche della musicoterapia che sembra risalgano a Pitagora ( cfr. Storia della psichiatria di Alexander e Selesnick) e da questo correttamente integrare la necessaria componente psicosomatica di ogni intervento terapeutico per evitare di assolutizzare la pratica musicoterapica in ambiti ristretti e riferiti solo a determinate istituzioni che non hanno focalizzato ancora all’interno dei loro corsi di studio l’esperienza e la conoscenza di tanti aspetti: formare musicoterapisti o musicoterapeuti mutilati mentalmente a non recepire le istanze più vaste e recondite dell’armonia che fa benessere psicosomatico, non serve a nessuno!
Una conoscenza di base dell’anatomia umana in particolare del cervello e dell’orecchio, psicologia umanistica e cognitivocomportamentale, scienze motorie pedagogia ed etnomusicologia.
Saper suonare più strumenti in particolare ritmici, saper vocalizzare – che non significa saper cantare – ma soprattutto tanto ma tanto lavoro su stessi…..