Tutti noi abbiamo delle parti. In momento una parte di noi vorrebbe dormire, un’altra parte vorrebbe mangiare, in un’altro momento viene fuori la parte giocosa ed allegra che gioca con i propri figli, in un altro ancora la parte arrabbiata o ancora, una parte cucciola, bambina, una parte giudicante verso noi stessi e gli altri.Ogni parte ha delle peculiarità, delle caratteristiche (il tono di voce, uno specifico vocabolario, un certo tipo di postura…). Le parti non sono solo emotive, ma sono differenti modi di essere e comportarsi, con le loro credenze, i loro obiettivi, i loro ruoli.
Riuscire ad essere in pace con noi stessi dipende in larga misura dalla capacità di acquisire consapevolezza rispetto le nostre parti. E’ importante ascoltarle, percepirle accertandoci che si sentano accudite ed evitando che si sabotino a vicenda.
Le persone hanno dunque delle “subpersonalità“.

“Lo stato naturale della psiche umana consiste in una certa contrapposizione delle sue componenti e in una certa contraddittorietà dei suoi comportamenti e, cioè, in una certa dissociazione”
Le moderne neuroscienze hanno confermato questa visione della “mente come una sorta di società”, la definirei una mente collettiva. Michael Gazzaniga condusse il primo studio sull’emissione cerebrale e dimostrò che la mente è costituita da moduli di funzionamento semiautonomi, ciascuno dei quali riveste uno specifico ruolo.
Gazzaniga afferma: “Cosa dire dell’idea che il sé non è un’entità unica, ma che esistono dentro di noi diversi regimi di coscienza?…Dai nostri studi viene fuori l’idea che esistono letteralmente diversi sé, che non convergono necessariamente l’uno verso l’altro al loro interno.
A tal proposito Gurdjeff affermava che l’uomo, di per se, non possiede affatto solo una parte (un “Io), ma una moltitudine di parti, nasce tiranniche ed egoistiche. Esse esercitano a loro volta un’egemonia sulla coscienza e possono portare l’uomo a prendere decisioni affrettate, confusionarie e sofferenti.
Stefania Signorile