Sofferenze psicologiche: attenzione a non far cronicizzare stati depressivi e ansiosi

Dopo aver scoperta che sono circa 17 milioni gli italiani colpiti da sofferenze psicologiche, è importante prevenire e monitorare i disagi dell’umore affinché non diventino vere e proprie patologie.

Disturbi depressivi lievi, fobie e disturbi d’ansie sono molto comuni nella popolazione, con una prevalenza di incidenza sulle donne. Le donne, sono d’altronde più soggette a scompensi ormonali. Questo le espone maggiormente al rischio di sviluppare disturbi dell’umore, problematiche legate all’ansia e depressione.

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«Può capitare, per esempio, nel periodo post parto di sviluppare disturbi del sonno, irritabilità, episodi d’ansietà. Di sperimentare rilevanti oscillazioni di peso. Una sintomatologia che, se non trova soluzione rapidamente, deve suggerire il ricorso alle cure mediche» afferma Massimo Cella, esperto di problematiche psicologiche 1 dell’ASST Bergamo ovest.

 

 

 

«Il medico di medicina generale è di solito la prima figura professionale con la quale il paziente si confronta e ha il compito della presa in carico dello stesso. Deve intuire e accertare la reale portata del disturbo e indirizzare verso il percorso di cura più adeguato. Costituisce, dunque, una figura di raccordo fra il paziente e il territorio. Ogni regione italiana, infatti, propone percorsi di cura strutturati in maniera peculiare. Sta al medico di base comprendere l’opportunità di provare a instaurare una terapia farmacologica se necessaria, rimandare il paziente a un approccio psicologico oppure avviarlo a un percorso di consulenza avvalendosi delle risorse distribuite su quel territorio».

Proprio a conferma di quanto detto finora il dottor Cella propone un esempio concreto di percorso di cura avviato sul suo territorio: «Nella mia ASST, grazie alla realizzazione di un Progetto Innovativo Regionale, da alcuni anni abbiamo allestito un percorso di sostegno per prevenire e/o intercettare precocemente lo sviluppo di depressione nel post partum. Lo screening inizia già durante la gravidanza, al fine di individuare le donne potenzialmente a rischio e seguirle dopo il parto per sostenerle e impedire loro di sviluppare depressione, quando si ritrovano da sole ad affrontare intere giornate con il loro neonato».

 

 

 

 

 

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