I ragazzi vittime di cyberbullismo o di bullismo, attività attuate con l’ausilio di cellulari e apparecchiature online, hanno maggiori probabilità di soffrire di depressione rispetto a coloro che agiscono il fatto.
Il bullismo tradizionale, che si verifica a scuola o in situazioni face to face, è diverso. Le vittime del bullismo hanno maggiori probabilità di soffrire di depressione rispetto a coloro che sono i bulli.
“Stiamo riscontrando degli altissimi picchi di bullismo nelle scuole medie” afferma Ronald Iannotti.
I ricercatori del Kennedy Shriver National Istitute hanno esaminato i risultati dell’indagine sui comportamenti tipici del bullismo e hanno riscontrato che molti di questi soggetti/vittima presentano i sintomi della depressione.
Il bullismo è un settore relativamente nuovo di studio. L’autore Jing Wang ha detto che la depressione maggiore nelle sole vittime rispetto alle altre persone coinvolte è un risultato inaspettato.
Jorge Srabstein, che non ha alcun legame con il nuovo studio, ha detto che i risultati in realtà mettono in evidenza le tossicità del bullismo. Egli è direttore medico del National Medical Center sui problemi di salute legati al bullismo nei bambini.
Nel bullismo tradizionale, “qualcuno scrive un insulto sul muro del bagno ed il tutto è confinato all’ambiente scolastico” ha detto Srabstein. Ma con il cyberbullismo “vi è una più ampia risonanza di abuso, in tutti gli angoli del mondo”.
“Gli individui possono subire maggiormente l’isolamento quando il bullismo avviene per telefono cellulare o computer”, ha detto Iannotti.
I dati del 2005 provenienti da una scuola americana hanno mostrato che più della metà degli studenti avevano subito atti di bullismo verbale, con insulti e offese. Questi studenti avevano, inoltre, acquisito condotte di isolamento disfunzionale. Circa un quinto aveva sperimentato il bullismo fisico, come pugni, calci, spintoni e circa il 14% erano i coinvolti.
Non è chiaro ciò che avviene prima: “non possiamo essere sicuri riguardo la probabilità che vi sia depressione prima di subire atti di bullismo proprio in virtù della minore autostima, o viceversa” ha detto Iannotti.
Nel 2006, Megan Maier, un adolescente, si è suicidato a causa del cyberbullismo in America. Negli ultimi anni le morti si sono verificate anche in Italia coinvolgendo i famosi casi di Carolina, Amanda e Andrea.
Un nuova legge del Missouri richiede alle scuole di aggiungere il termine cyberbullismo per le politiche anti-bullismo esistenti.
Negli sforzi di tutto il mondo, un filo comune è che non si può affrontare il bullismo senza educare la gente a cambiare mentalità e cultura all’interno della comunità.
Molto spesso i bambini sono riluttanti a condividere e parlare di questi episodi all’interno della famiglia. D’altra parte, dice Iannotti, i genitori dovrebbero controllare i telefoni ed i computer dei bambini per tutelarli da queste nuove tendenze.