VOCE E CANTO NELLA VITA PRENATALE. I BAMBINI NELLA PANCIA CI ASCOLTANO!

Ciao a tutti amici avete mai pensato quanto sia potente e terapeutica la nostra voce? Ebbene si! 😉 L’elemento sonoro-musicale insito nella nostra voce possiede poteri straordinari. Scopriamo qui sotto perchè grazie ad un meraviglioso articolo scritto dalla Dott.ssa e cantante Giusy Di Gerlando.

I primi suoni con i quali il bambino entra in contatto, percependoli confusi con i rumori interni del corpo materno, sono le voci di entrambi i genitori, filtrate dal liquido amniotico.
I toni e i timbri di mamma e papĂ  con le loro differenze raccontano una storia, tradotta in musica attraverso la melodia della voce.
La voce in questione si propaga, non solo nell’aria e nell’acqua ma anche attraverso le ossa e le zone maggiormente risonanti del corpo, come la scatola cranica e la gabbia toracica.
Per questo motivo è consigliato alle donne in gravidanza di cantare per il loro futuro bambino.
Pur non avendone fatto ancora esperienza diretta, il neonato percepisce il mondo a livello uditivo, difatti l’apparato uditivo inizia a svilupparsi dalla terza settimana e completa la sua crescita nel quinto mese di gestazione.
Il suo primo vagito sarĂ  la risposta a tutti gli echi che avrĂ  ascoltato nel grembo materno, sarĂ  una prima espressione soggettiva avente un proprio timbro e ritmo.
Durante la gravidanza e non solo, la pasta vocale della madre, con la sua musicalitĂ  rappresenta un vero nutrimento per il neonato, e i suoi picchi prosodici creano una relazione tra i due, fatta di complicitĂ  e benessere.
Ma che cosa si intende per prosodia?
La prosodia è il canto interno ad ogni linguaggio parlato, che si caratterizza per il ritmo, l’accentazione e l’intonazione.
Le inflessioni, le cantilene, l’intonazione di certi appellativi, l’uso di certe parole, fanno parte di un  linguaggio musicale privato che coinvolge la diade madre – bambino.
Jaques Lacan chiama questo linguaggio “lalangue”, e comprende anche il “mamanais” o “motherese” (il dialetto delle madri) (Pigozzi, 2008).

Un’altra voce nutre e coccola il neonato, si tratta della voce paterna.
Se il linguaggio materno durante la gravidanza si colloca a metà tra un suono percepito all’esterno e uno percepito all’interno, quello paterno viene identificato come proveniente dall’esterno.
Durante la sua vita intrauterina il bambino sentirĂ  dalla voce materna le frequenze acute mentre dalla voce paterna le frequenze gravi.
La voce paterna è potenzialmente in grado di stimolare il corpo del feto, dai piedi all’addome, mentre la voce della madre dalla vita alla testa, lo si evince dagli studi condotti dalla psicofonista Marie Louise Aucher in collaborazione con Paul Chauchard, neurofisiologo della Sorbona.
Dall’osservazione di neonati figli di cantanti professionisti, si è potuto constatare che nei casi in cui era la madre a cantare durante l’intera gravidanza, il bambino mostrava alla nascita solidità alla nuca e vigore degli arti superiori, quando invece a cantare era il padre, si osservava una precoce deambulazione (Benassi, 1998).
Per questo motivo è consigliato ad entrambi i genitori di creare una relazione con il proprio bambino, attraverso il suono della loro voce, per sollecitare il suo sviluppo affettivo, sensitivo e cognitivo.
Cantate, sorridete, parlate, mormorate, ma non dimenticate di ascoltare
“ emotivamente” i messaggi del vostro bambino, rispettando i suoi tempi e le sue modalità di risposta.

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Articolo scritto da Giusy Di Gerlando

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